25 aprile – Melaradio dedicata alla Liberazione dal nazi fascismo

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Grande puntata di Melaradio dedicata alla Liberazione e alla resistenza quella del 25 aprile. Grazie al contributo di tutta la redazione che ha reso possibile un’ora assolutamente entusiasmante di radio per raccontare la nostra resistenza ai tempi del coronavirus e della quarantena che ci vede reclusi in casa. La redazione è riuscita inoltre a coinvolgere anche il corpo insegnante nella trasmissione, un traguardo importante per ribadire che fare radio è un modo per crescere, per imparare, per condividere e incontrarsi anche durante questo difficile periodo.

Bellissima, emozionante, l’intervista che Anna ha fatto a suo nonno per farsi raccontare la storia del bisnonno che ha fatto il partigiano e che ci sentiamo di ringraziare per averci regalato un paese libero. Se non fosse stato per lui e per tutte le donne e gli  uomini che hanno lottato mettendo a repentaglio la propria vita, probabilmente oggi non potremmo parlare liberamente alla radio. Vi saremo eternamente grati.

Altrettanto significativo il racconto che nonna Licia ci ha inviato con un messaggio whatsapp e che riportiamo più in basso, la storia di 4 medici che salvarono un centinaio di ebrei dalla persecuzione inventandosi un morbo terribilmente infettivo per spaventare gli spietati soldati delle  SS naziste.

Sempre sulla resistenza un bellissimo racconto di Leo e sua nonna per raccontare la liberazione ai più piccoli, i nostri complimenti per la capacità comunicativa e la fantasia.

A proposito di insegnanti invece abbiamo coinvolto la maestra Federica Russello dell’IC Confalonieri per valutare le poesie che abbiamo ricevuto per il nostro concorso di poesia. Federica è stata molto disponibile e oltre ad aver premiato Anita per il suo testo e la sua interpretazione ha lodato il lavoro di tutte e tutti i partecipanti per la capacità espressiva e la sensibilità dimostrata.

Giulio ha invece intervistato il suo maestro di musica Fabrizio Marrazzo della Casa delle note, che consiglia a tutti di usare la musica e il canto per esprimere se stessi.

Non è mancata la mitica battle di canzoni a cura di Matteo, che ha visto sfidarsi fino all’ultimo minuto Fabio Concato con “Fiore di Maggio” e Jovanotti con “Per te”. Vince Concato con 10 voti contro i 7 di Jovanotti.

Novità della puntata il quiz su Star Wars, anche qui un legame al concetto di resistenza che nel film si batte contro l’oscurantismo dell’impero, che ha messo a dura prova la memoria di chi ha apprezzato la serie di film ideata da George Lucas.

Ma ecco qui sotto la storia del morbo di K. e dei medici che con la paura per questa terribile epidemia salvarono centinaia di vite:

Alla vigilia del 25 Aprile, in questo periodo di pandemia, mi piace condividere con voi un episodio storico poco conosciuto:
Durante la seconda Guerra Mondiale a Roma ci fu una terribile epidemia di una malattia sconosciuta e pericolosa.
Si chiamava morbo di K., aveva sintomi molto gravi ed era estremamente contagiosa, ma grazie all’intuizione di tre medici eccezionali (Giovanni Borromeo, Adriano Ossicini e Vittorio Sacerdoti) non ci fu nessuna vittima. Tutti i malati, messi in isolamento in un padiglione dell’Ospedale Fatebenefratelli, si salvarono miracolosamente e così anche i medici e infermieri, nonostante il morbo di K. fosse molto contagioso.

Iniziò tutto il 16 ottobre 1943, il “sabato nero” del ghetto di Roma, quando le SS fecero un orrendo rastrellamento costringendo 1024 persone, tra cui centinaia di bambini, a salire sui treni dell’orrore per andare a morire ad Auschwitz.
Qualcuno però riuscì a evitare i nazisti e a salvarsi, cercando rifugio proprio sull’isola Tiberina dove il coraggioso dottor Borromeo, primario dell’ospedale, decise di ricoverarli tutti, quasi un centinaio.
Ovviamente bisognava compilare una cartella clinica per questi pazienti speciali. E così i tre medici, in particolare Vittorio Sacerdoti (che in quanto ebreo era già stato vittima delle leggi razziali e lavorava sotto falso nome all’ospedale, protetto dal primario Borromeo), immaginarono una malattia orrenda, devastante e contagiosa, il Morbo di K., dove la K. indicava in realtà Kesselring, lo spietato ufficiale nazista, o secondo altre fonti, Kappler, il disumano persecutore di Roma.
I finti ricoverati furono messi tutti in un reparto speciale, in isolamento.
La sera del 16 ottobre 1943, quando i nazisti arrivarono a perlustrare l’ospedale, trovarono i tre medici, Borromeo, Ossicini e Sacerdoti con delle mascherine sul volto, preoccupatissimi per lo scoppio di questa improvvisa e pericolosa epidemia. I nazisti allora pretesero di vedere tutte le cartelle cliniche, dato che c’era anche un medico tra loro, ma alla richiesta del dott. Borromeo di andare a visitare personalmente i malati, ebbero paura di questo terribile morbo di K. e preferirono andarsene.
E così tutti i finti malati ricoverati in isolamento si salvarono dall’orrore nazista.
Ma la storia non finisce qui.
Borromeo, Ossicini e Sacerdoti continuarono quotidianamente ad aiutare ebrei e partigiani. Installarono una radio ricetrasmittente clandestina negli scantinati dell’ospedale per restare in contatto con gli altri partigiani e con Radio Londra, dichiararono morti proprio per il morbo di K. i finti pazienti e procurarono loro documenti falsi per farli fuggire, esponendosi così a grandi rischi, in un triste momento storico in cui le delazioni ai tedeschi erano all’ordine del giorno e l’ospedale pullulava di spie.
Questi tre medici coraggiosi non arretrarono davanti all’orrore e alla paura perché, come non smetteva di raccontare nelle interviste dopo la guerra Adriano Ossicini: “Bisogna cercare di essere dalla parte giusta, sempre”.
Pietro Borromeo, figlio di Giovanni Borromeo ha raccontato questa storia nel libro: Il giusto che inventò il morbo di k. Fermento Editori, 2007

Per finire alcuni disegni che ci hanno inviato Stefania e Valentina della redazione

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