A processo “i cinque della Barona” che difesero una vecchietta

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Cultura metropolitana
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La signora era andata a comprare dei medicinali. Non vi vergognate?”. Il filmato della difesa rimbomba nell’aula 4 del terzo piano del Tribunale di Milano. Davanti alla Corte, chiamati a rispondere di resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale, cinque militanti del Comitato Autonomo Abitanti Barona, uno dei più attivi collettivi politici impegnati sulla delicata “questione casa”.

Le fasi preliminari del processo portano sul tavolo, da entrambe le parti, elementi semplici quanto irriducibili: da un lato le prove video e le testimonianze degli agenti Digos che mostrano chirurgicamente le fasi del concitato (quanto fulmineo) parapiglia di quella mattina, dall’altra la Difesa che ha cercato di spiegare come tutto quel rebelot fosse nato dalle modalità di gestione, prima, dello sgombero e poi del relativo picchetto.

Per la precisione, raccontano le testimonianze del Collettivo, che la signora non solo si è vista confiscati tutti i sui oggetti personali (comprese le ricevute dei pagamenti ALER, pagate nonostante fosse abusiva), ma che le sia stato altresì non consegnato un elenco dettagliato di ciò che di suo fu sottratto, come invece prassi vorrebbe. Per quanto riguarda il picchetto, invece, i militanti hanno dimostrato chiaramente con reperti video come, invece d’essere spostati su di uno spazio più consono per far passare i camion con le masserizie della signora, siano stati invece schiacciati contro le macchine. Da lì la tensione, da lì gli insulti e tutto il resto.

Ora si corre velocemente verso l’esaurimento della fase istruttoria. L’appuntamento è per il prossimo 6 novembre, ore 9.30, stessa aula. In quel caso parleranno, attraverso dichiarazioni spontanee, gli imputati.

di Francesco Bizzini dalla redazione di Magma Milano

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