Li chiamavano terroristi, con un po’ di vergogna

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Shareradio
Cultura metropolitana
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Li chiamavano terroristi, con un po’ di vergogna by Shareradio on Mixcloud

E il termine, intendiamo “terroristi”, non fu coniato dai nazisti o i fascisti, bensì dallo stesso Partito Comunista Italiano che ha sempre rifiutato psicologicamente, durante il secondo conflitto mondiale. un metodo di lotta che non era tipico del proprio “stile d’offensiva” e che si discostava di molto dalle più canoniche manifestazioni, occupazioni e barricate.

Piccoli gruppi. Pochi contatti. Azioni urbane. Sparare, uccidere e sparire. Far sentire al nemico la paura, appunto il “terrore”, di non poter mai sentirsi sereno. Questi erano e questo facevano i GAP, Gruppi d’Azione Patriottica. Erano terroristi.

Ora che il termine “terrorismo” è sulla bocca di tutti per dolorosi fatti di cronaca, è veramente scomodo uscire con un libro che si chiama “Li chiamavano terroristi. Storia dei Gap milanesi (1943-1945)”. Lo sa l’autore, Luigi Borgomaneri e in un’affollata sala dell’A.N.P.I sezione ATM spiega a tutti e anche ai microfoni di Shareradio il motivo di questa scelta.

A rappresentarci abbiamo mandato il nostro Francesco “Iononsoleggere” Bizzini, sapendo che anche lui ha qualcosa da dire, essendo il nipote della famiglia che diede il via alla creazione dei GAP meneghini e odiernamente abitante in quel civico di Viale Monza dove tutto ebbe inizio.

Storie di giovani milanesi. Storie di eroi, spesso volutamente dimenticati.

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