Cairo Calling

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Shareradio
Cultura metropolitana
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Freddo ma forse non abbastanza, c’è infatti un tepore, un’energia sommessa che non si riesce a soffocare, che diventa fiamma e divampa. Le strade esplodono di collera, voglia di riscatto, esasperazione: è la gente del Cairo che si risveglia per riprendersi in mano il futuro, la libertà incatenata da anni di regime militare. Scendere in piazza sembra l’unica soluzione rimasta e improvvisamente le strade straripanti di manifestanti, urla e polizia rifioriscono di scritte, murales e poesie; silenziose grida d’amore e rabbia: è il 25 gennaio 2011, l’inizio della primavera araba egiziana.

Claudia Galal, classe 1981, quella sera è a Milano e mentre guarda le immagini al telegiornale subito si sente tesa tra i suoi due mondi: l’Egitto delle sue origini, l’Italia dei suoi natali. Con l’occhio acuto di chi di underground e di street art se ne intende capisce che il fermento ha prodotto qualcosa di unico. Cerca subito i testimoni di quel qualcosa di storico, che ancora non si riesce a definire, e le informazioni cominciano a trapelare attraverso i suoi amici e i social media che rendono il mondo così più piccolo, così più empatico. Decide infine di andare di persona in Egitto per toccare con mano la situazione, per fotografare i graffiti, per ascoltare la viva voce di coloro che la rivoluzione la portano avanti tutti i giorni.

Da tutto questo nasce l’idea di Cairo Calling, un saggio che pagina dopo pagina diventa volume e nel prendere forma si amplia e cresce. Affronta le diverse fasi della rivoluzione partendo dalla fine del regime di Mubarak e poi anno per anno fino al 2016.

Se la storia ha un suo flusso inarrestabile la carta invece richiede dei punti fermi. Così Claudia, insieme al suo editore dell’Agenzia X, decide di chiudere l’ultimo capitolo con la morte del ricercatore Giulio Regeni, un episodio che apre un oceano di domande e interrogativi, che non conclude veramente ma in qualche modo riporta in modo circolare all’inizio del 2011 quando tra le strade del Cairo circolava quella stessa collera, quella stessa confusione impotente.

All’interno del libro viene ripercorsa la storia della street art del Cairo, che certamente presente anche prima del 2011, ha però avuto una legittimazione forte durante la temporanea libertà. Come questo fenomeno ha avuto una simile evoluzione in ogni parte del mondo, così non ha fatto eccezione in Egitto: dapprima corrente per pochi è diventata quasi di massa nella foga della rivoluzione quando ognuno cercava il suo strumento per esprimere al meglio l’inesprimibile. Alla fine, però, il campo è stato lasciato a quei pochi che ancora oggi si distinguono per bravura e vera passione in moltissime discipline legate sia alle arti visive sia alla musica.

Cairo Calling è stato scritto con il cuore, è un pezzetto di Egitto che molti non si sono mai fermati ad osservare. È un manifesto tangibile dei desideri di gran parte dei giovani egiziani; raccoglie le voci di chi ha parlato di libertà, di speranze, di voglia di cambiare, di paura nel farlo. Ufficialmente racconta “l’underground in Egitto prima e dopo la rivoluzione” ma quella è solo la copertina, una briciola rispetto allo sfaccettato mondo ben celato tra le pagine.

Per acquistare il libro:
http://www.agenziax.it/cairo-calling/
oppure in tutte le librerie

Qui l’intervista della redazione di BRC a Claudia Galal:

(testo: Greta Oggioni)

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